mercoledì 26 novembre 2008

La storia siamo "solo" noi



Stasera nel programma "La storia siamo noi" si è parlato di Vasco Rossi.

Ho imparato a suonare la chitarra per poter cantare le canzoni del Vasco, ma era tanti anni fa, e il Vasco non era ancora santo.
Era un drogato, alcolizzato, "fatto", come ne ebbe a scrivere Nantas Salvalaggio. Un cattivo esempio.
Quando nel 1982 lo vidi a SanRemo con "Vado al massimo", mia mamma non era contenta che mi piacesse.
"Colpa d'Alfredo" non passava in Rai, perché censurata.
"Bollicine" era un inno alla droga e con buona pace di tutti si fece anche 22 giorni di prigione proprio per detenzione di cocaina...

Ma ne è uscito, e se parli coi ventenni di oggi, si meravigliano che Vasco fosse visto così, non ne hanno la percezione.
Adesso Vasco è sinonimo di rock, di folle oceaniche, di bei messaggi.
Adesso Vasco è "La storia siamo noi".

Resta il mio cantante preferito, ma lo preferisco in "Vita spericolata", o in "C'è chi dice no", piuttosto che ne "Il mondo che vorrei".
Vasco è Vasco quando canta "Siamo solo noi".
Quando canta "Liberi liberi" è un buon cantante, ma non è più il Vasco.
Si è scritto quasi tutti i testi, un bel po' di musiche, soprattutto all'inizio, anche se quelle delle sue canzoni più belle non sono sue.
Ma è come le interpreta che lo rende unico.
Quelle venti parole che rendono più di 20 pagine.
Quei ritratti di donne dipinti con la musica, come solo lui sa fare.

E il cantante che non chiamavano per fare i concerti per la pace, perché chiamavano quelli "alla Baglioni".
Il cantante che a SanRemo è andato via a metà canzone, traballante, portandosi via il microfono.
Il cantante di chi andava a letto la mattina presto, di chi se ne frega di tutto, di chi non Vespa più e si fa le pere...
Ecco, proprio quel cantante
adesso è diventato storia.